martedì 21 settembre 2010

HARPER LEE - Il buio oltre la siepe



DOVE: profondo Sud degli Stati Uniti
QUANDO: anni'50

Cosa succede quando una giovane nativa dell'Alabama e amica fin dall'infanzia del grande Truman Capote decide di mettersi a scrivere i suoi ricordi di bambina?
Nasce, naturalmente, un capolavoro.
Questa, in poche righe, la genesi de Il buio oltre la siepe, pubblicato - con gran successo - negli anni '60 e divenuto ormai un classico, complice anche l'adattamento cinematografico con Gregory Peck.
Un libro estremamente moderno, nella sua capacità di dipingere con semplicità un affresco delle meschinità più bieche del razzismo e della straordinaria caparbietà di chi a ciò sceglie di opporsi, anche quando questo significa scontrarsi contro un'intera comunità. La storia, vista attraverso gli occhi della piccola Scout, ragazzina anticonvenzionale e intelligente, narra la storia di suo padre Atticus Finch, avvocato che sceglie di difendere dall'accusa di violenza carnale il giovane (e innocente) Tom Robinson. Peccato però che Tom sia un "negro", e come tale, nella grettezza di opinioni della "brava gente" di Maycomb, certamente meritevole di castigo. D'altronde, come poter pensare di opporre la parola di un nero che proclama la sua innocenza a quella di una giovane bianca? Scout e il fratellino Jem, con la semplicità disarmante dei bambini, guardano ed ascoltano ogni cosa, sforzandosi di capire. Sullo sfondo, un'America agricola e bigotta, in cui i bambini corrono scalzi in strada e mettono alla prova il loro coraggio entrando nel giardino della "casa maledetta" dei Radley, nella quale - si dice - viva in perfetta solitudine il giovane Boo, malato di mente la cui malattia, nell'immaginario dei concittadini, sfuma nei toni della mostruosità.
Un romanzo che, pur nella sua delicatezza, colpisce con la violenza della verità più cruda. Perchè ci ricorda le nostre responsabilità di adulti nel costruire un mondo migliore. E ci ricorda che i bambini ci guardano, sempre.

UN ASSAGGIO:

"Il signor Avery stava a pensione di fronte alla casa della signora Lafayette-Dubose. Tutte le domeniche posava una banconota sul piatto delle elemosine prendendosi tutti gli spiccioli in cambio, e tutte le sere sedeva sulla veranda fino alle nove e starnutiva. Una sera fummo così fortunati da assistere ad una sua esibizione, che doveva essere la prima e l'ultima perchè per quanto lo spiassimo non la ripetè mai più. Jem e io scendevamo una sera gli scalini della casa di miss Rachel quando Dill ci fermò:'Accidenti!' disse 'Guardate un po' là!' E indicò la casa al di là della strada. Dapprima vedemmo soltanto una veranda coperta da rampicanti, ma a una più attenta osservazione scoprimmo un getto d'acqua che dalle foglie cadeva schizzando nel cerchio giallo della luce del lampione; a quanto ci parve, dalla fonte dello zampillo a terra potevano esserci tre metri. Jem disse che il signor Avery aveva calcolato male le distanze e Dill aggiunse che doveva bere almeno quattro litri d'acqua al giorno, e la discussione che seguì per determinare le relative distanze e le rispettive prodezze ancora una volta mi diede l'impressione d'esser tagliata fuori, visto che in materia non me ne intendevo."

1 commento:

  1. Anche questo libro è una scoperta di qualche anno fa, credo di averlo trovato in una bancarella ed il ricordo, inevitabilmente, è andato al film che ho tanto amato. E sottoscrivo la tua recensione in toto. Questo libro meriterebbe di essere letto e conosciuto di più, soprattutto oggi.

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